Studi e Ricerche

Il Mobile Internet italiano vola a 1,25 miliardi, Content e App a 620 milioni

L’Osservatorio dedicato del Politecnico di Milano certifica il perdurante boom della Mobile Economy: la connettività da smartphone e cellulari sale del 53% annuo, mentre applicazioni e contenuti digitali crescono del 20%, trainati dall’esplosione delle App (+76%)

Pubblicato il 04 Giu 2013

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Nel 2012 in Italia il Mobile Internet (ovvero la connettività da cellulari e smartphone) è cresciuto del 53% annuo, raggiungendo un valore di 1.247 milioni di euro, e triplicando così i propri ricavi negli ultimi tre anni, mentre il mercato Mobile Content & Apps, crescendo del 20% sull’anno precedente, ha raggiunto i 623 milioni di euro, trascinato in particolare dalla componente App (+76%).

Questi, in estrema sintesi, i confortanti responsi dell’edizione 2013 dell’Osservatorio Mobile Internet, Content & Apps della School of Management del Politecnico di Milano, presentato oggi a Milano in occasione del Convegno “Mobile Internet, Content & Apps: per Telco e Over the Top il futuro si gioca qui”.

Scendendo più nel dettaglio del mercato Mobile Internet, per il quale i ricercatori si aspettano in questo 2013 un ulteriore incremento del 33%, tra i più importanti fattori di crescita ci sono sia il continuo successo delle tariffe Flat, che per la prima volta nel 2012 superano la metà del valore del mercato, sia l’alto numero di possessori di smartphone: in Italia sono ormai 27 milioni, e gli utenti mensili che si collegano ad Internet dal proprio smartphone (Mobile Surfer), è arrivato, a marzo 2013, a 22 milioni, pari già a tre quarti degli utenti Internet mensili da Pc.

Passando invece al mercato Mobile Content & Apps, con una crescita del 20% ha raggiunto il valore di 623 milioni di euro, mentre per quest’anno l’Osservatorio si aspetta un ulteriore incremento del 28%. L’86% del mercato proviene dalla spesa degli utenti (ricavi Pay), il 14% dagli investimenti pubblicitari (Mobile Advertising), ma dato che quest’ultima componente è già stata approfondita dall’omonimo Osservatorio qualche mese fa, qui ci concentriamo solo sulla parte Pay, che mostra dinamiche molto diverse (vedi tabella in fondo all’articolo).

Mentre infatti i contenuti più tradizionali legati alla Messaggistica (contenuti fruiti via Sms o Mms), perdono ricavi per il 22%, quelli che vengono visualizzati o scaricati accedendo ai siti Mobile crescono in termini di ricavi del 24%, e le App comprate dagli Application Store registrano un nuovo exploit: +76%, che permette di raggiungere quota 118 milioni di euro, ma per il 2013 i ricercatori si aspettano addirittura un ulteriore raddoppio dei ricavi.

Pagamento con credito telefonico: un nuovo fattore di crescita

Tra i generi di App di maggior successo figurano i giochi, che rappresentano il 60% dei ricavi, seguiti da utility, mappe, contenuti di infotainment & education, e contenuti social (WhatsApp in primis). L’86% del mercato App è gestito dagli Owner degli Application Store e, tra questi Apple mantiene la leadership gestendo quasi l’80% dei ricavi. Le entrate su Google Play però stanno crescendo molto mese su mese, e nel 2013 si attende un’ulteriore spinta positiva, a seguito dell’introduzione del credito telefonico come modalità alternativa per il pagamento delle App almeno per i clienti di Vodafone e Wind, a seguito degli accordi stretti da queste due Telco con Google a livello globale.

“L’introduzione del credito telefonico come nuova modalità di pagamento nel mondo degli Application Store sarà uno dei fattori chiave per garantire un’ulteriore crescita di oltre il 20% nel 2013 di tutto il settore Mobile Content & Apps a pagamento – afferma Marta Valsecchi, Responsabile dell’Osservatorio Mobile Internet, Content & Apps -. Questa soluzione a nostro avviso darà un forte impulso ai ricavi degli Store, offrendo un’alternativa valida alla carta di credito, in grado di catturare, in particolare, quel 29% di Mobile Surfer che oggi rinunciano ad acquisire App proprio perché non vogliono utilizzare la propria carta, o hanno mostrato grande interesse ad acquistare contenuti Mobile tramite credito telefonico”.

Whatsapp, Deezer, Spotify hanno convinto gli utenti a pagare

Un ulteriore fattore fondamentale per lo sviluppo del mercato, secondo Filippo Renga, l’altro responsabile dell’Osservatorio, è la forza propulsiva di alcuni brand come WhatsApp, Deezer, Spotify, insieme ai grandi Publisher di Giochi: “Queste realtà stanno abituando l’utente a pagare per contenuti di valore, ma è necessario che Content Provider, Sviluppatori e Software House puntino sull’innovazione nell’offerta di contenuti riuscendo, ad esempio, a spingere un’offerta realmente attrattiva per l’utente, come i nuovi servizi in Html5 o i contenuti Video in broadcast”.

“Quello delle App è un mercato altamente competitivo. Riteniamo che siano pochi player a fare la stragrande maggioranza del fatturato”, afferma Andrea Rangone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio. “Rispetto alla vasta quantità di Sviluppatori, Software house e Content provider che provano a giocare una partita nel mondo delle App, quasi la metà del fatturato è fatta da poco più di un centinaio di player. Ma non mancano le opportunità offerte da questo mercato anche per sviluppatori brillanti e startup creative provenienti dall’Italia”.

Tra i moltissimi spunti di riflessione offerti dall’Osservatorio c’è però anche Il fatto che, nonostante le forti crescite delle sue componenti più innovative, su cui ci siamo soffermati finora, il mercato delle Telecomunicazioni mobili italiane nel suo complesso continua a contrarsi: nel 2012 è calato del 5%, scendendo sotto la soglia dei 20 miliardi di euro. Una dinamica, questa, che impone la necessità di cambiamenti strutturali, sia competitivi che regolatori, sul comparto delle Telco europee, e che nasce soprattutto dal calo della componente dei servizi tradizionali di fonia (-13%) e messaggistica (-5%), che rappresentano ancora tre quarti del mercato: in questi ambiti la crescita dei volumi di chiamate e messaggi (rispettivamente del 5% e del 6%) non è bastata a compensare le forti riduzioni dei prezzi medi pagati dall’utente, provocate dalla fortissima pressione competitiva.

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