Scenari

Banda larga mobile, in Italia l’LTE entra nel vivo… ed è solo l’inizio

Mentre la copertura del territorio continua a crescere a suon di annunci, trainata soprattutto da TIM e Vodafone, e può essere ulteriormente favorita da nuove norme sull’elettrosmog, già si profila per fine anno l’introduzione dell’LTE Advanced. E intanto si lavora per liberare nuove frequenze (come i 700 MHz, ora occupati dalla TV) per raggiungere la velocità di 1 Gigabit

Pubblicato il 26 Ago 2014

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La “gara” di annunci di nuove coperture 4G (o LTE che dir si voglia) tra TIM e Vodafone ha caratterizzato questa estate: dopo la fase sperimentale e il raggiungimento delle prime città nei mesi scorsi, la competizione per la banda larga mobile in Italia è quindi davvero entrata nel vivo.

Tutto questo mentre già si prepara, verso fine anno, il debutto delle prime reti LTE Advanced, che assicureranno velocità di circa 200-300 Megabit (contro gli attuali 100). E mentre a livello istituzionale cresce il dibattito sulle nuove frequenze da liberare per assicurare la crescita della Mobile Internet, che secondo esperti e tecnici esploderà nei prossimi mesi. Cerchiamo quindi di riassumere ciò che sta accadendo, e i possibili sviluppi.

Copertura: testa a testa tra TIM e Vodafone

Per quanto riguarda la copertura del territorio, TIM è arrivata a 1.138 Comuni, pari a “oltre il 60,5% della popolazione italiana”, fa sapere l’operatore, che conta di arrivare a oltre l’80% entro il 2016, e di coprire entro la fine dell’anno tutti i centri con più di 35 mila abitanti. «Si tratta di un importante risultato frutto degli ingenti investimenti di Telecom Italia per l’innovazione tecnologica, pari a oltre 3,4 miliardi di euro nel triennio 2014-16, a conferma della volontà dell’azienda di mettere a disposizione del Paese infrastrutture sempre più moderne e in grado di offrire servizi tecnologicamente evoluti che rispondano alla crescente domanda di banda larga mobile generata da cellulari, chiavette, smartphone e tablet».

Vodafone invece ha reso noto pochi giorni fa di aver raggiunto 800 Comuni e 300 località turistiche. «Lo sviluppo delle reti fisse e mobili è una priorità di Vodafone Italia, che con il piano Spring investe 3,6 miliardi in Italia per portare il 4G al 90% della popolazione entro il 2016 – spiega un comunicato -. La rete 4G viene estesa ogni mese, e già oggi oltre il 60% della popolazione italiana ha la possibilità di accedere alla banda ultra larga mobile di Vodafone Italia».

Quanto agli altri due operatori, 3 Italia ha raggiunto 280 tra città e località turistiche, pari al 32% della popolazione, mentre Wind ha appena attivato il 4G a Roma, Milano e Bologna, ma anche in alcuni siti ad altissima domanda come come gli aeroporti di Fiumicino, Linate, Malpensa, Orio al Serio, Venezia, Bologna, Catania, la Fiera di Rho, il Politecnico di Milano, la Sapienza di Roma. Wind inoltre conta di estendere nel corso del 2014 la copertura della sua rete LTE progressivamente a circa 20 primarie città italiane.

E le tariffe? Mentre TIM e Vodafone fanno pagare un sovrapprezzo di alcuni euro per il 4G, 3 Italia lo limita a un euro al mese (e lo rende gratis nelle offerte lanciate a luglio). Wind non fa pagare alcun extra, per ora.

Inquadrando il discorso della copertura rispetto all’Europa, con le ultime estensioni il divario dovrebbe essere stato colmato. Secondo i dati della Commissione europea, a dicembre 2013 la copertura LTE in Italia era infatti del 39,3%, contro una media Ue del 58,9%.

Secondo l’associazione degli operatori Asstel, finora la copertura LTE italiana è stata frenata dalla normativa sull’elettrosmog, nettamente la più rigida in Europa. Ma anche su questo tema sono stati fatti passi avanti proprio quest’estate: un emendamento approvato ad agosto, in fase di conversione in legge del decreto Competitività, stabilisce che entro 90 giorni il Ministero dell’Ambiente dovrà fissare linee guida per nuovi metodi di calcolo delle emissioni, come peraltro preventivato già nel decreto Crescita 2.0 del 2012.

La conseguenza pratica di questi nuovi metodi in termini di reti mobili è la possibilità per gli operatori di riutilizzare le torri usate per 2G e 3G anche per le antenne 4G. Una cosa che con i vecchi metodi non è possibile per il rischio di violare i limiti di legge, e che costringe a costruire nuove torri aggiuntive per il 4G, con ovvi aggravi di tempi e costi.

LTE Advanced, velocità triplicate con la “carrier aggregation”

Mentre ancora siamo in fase di completamento della copertura LTE, tutti gli operatori stanno già sperimentando l’evoluzione dello standard, e cioè l’LTE Advanced. TIM e Vodafone sono pronti a introdurlo già entro fine anno. In estate TIM ha annunciato “il primo test live dell’LTE Advanced” aperto al pubblico (a Torino), con prototipi di chiavette abilitate alla nuova tecnologia, mentre Vodafone a febbraio aveva già annunciato il primo test (in laboratorio) del nuovo standard.

Il principale vantaggio dell’LTE Advanced è la tecnologia ”carrier aggregation”, che consente agli operatori appunto di aggregare frequenze di diverse porzioni di spettro e così arrivare a supportare i 300 megabit. Gli attuali standard LTE usati dagli operatori richiedono frequenze attigue, e nessuno di essi arriva a 20 MHz (tranne Wind), e quindi può superare i 100 Megabit. Grazie alla carrier aggregation e a qualche aggiustamento nell’uso delle frequenze, è possibile arrivare a 40 MHz e quindi a 300 Megabit, con una fase intermedia (fine 2014-inizio 2015) intorno ai 200 Megabit.

Frequenze: la questione “calda” dei 700 MHz

La carrier aggregation permette solo di guadagnare tempo su questo fronte, ma in realtà diventerà presto pressante fornire nuove frequenze agli operatori. Solo così sarà possibile toccare le velocità permesse dalle evoluzioni dell’LTE (fino a 1 Gigabit). Il ministero dello Sviluppo ha annunciato un intervento normativo già per settembre, e anche l’Autorità garante delle comunicazioni sta lavorando su questo tema. Un problema è liberare la banda 700 MHz (Uhf), che ora è utilizzata dai servizi TV.

Il nuovo piano frequenze, a quanto si legge in una delibera Agcom pubblicata ad agosto, prevede che da settembre 2015 quattro frequenze (dal canale 57 al 60 dell’Uhf) dovranno essere liberate per la banda larga mobile. Lo richiede la normativa internazionale, e l’Italia deve per forza adeguarsi. Agcom sta inoltre studiando un piano per offrire frequenze molto alte (28 GHz, 3,6-3,8 GHz), che però interessano soprattutto chi offre servizi fixed wireless broadband (tipo Wimax). Quelli mobili hanno bisogno, per motivi tecnici, di frequenze più basse: oggi l’LTE in Italia sfrutta le fasce 800, 1800 e 2600 MHz.

Tirando le somme quindi il mondo LTE è in forte evoluzione anche in Italia, e si tratta in gran parte di questioni che matureranno e/o dovranno essere affrontate a breve, nel giro di pochi mesi.

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