Mobile Security

Device mobili di proprietà dei dipendenti: utenti più soddisfatti e aziende più disposte a contribuire ai costi

Le politiche Bring Your Own Device (BYOD) migliorano produttività e supporto al lavoro sul campo. In 6 casi su 10 i costi sono a carico del datore di lavoro, in forte calo quelli in cui paga il dipendente. L’83% delle imprese pensa di cambiare le policy di sicurezza: password, VPN e cifratura gli strumenti più usati. I dati di un’indagine IDC

Pubblicato il 08 Ott 2015

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I dipendenti usano dispositivi mobili propri per il lavoro: una situazione sempre più diffusa nelle aziende, a volte incoraggiata, non sempre controllata. Un fenomeno che viene definito BYOD (Bring Your Own Device), e che ha sempre provocato perplessità e diffidenze, che però ora stanno lasciando spazio a un’adozione consapevole. Con la migliore conoscenza della questione, diventa infatti più facile mettere a fuoco i potenziali benefici e i reali nodi da risolvere. È questo il quadro della situazione fornito da 250 responsabili IT a livello europeo interpellati da IDC su richiesta di Fujitsu.

Importante osservare prima di tutto come vi sia un accordo pressochè totale sui benefici ormai diffusi del BYOD. Se appare prevedibile il 52% che indica la soddisfazione del personale quale beneficio più apprezzabile in azienda, decisamente più concreti gli elementi subito a ridosso. Il 48% infatti ha riscontrato vantaggi in termini di miglior supporto al lavoro sul campo, con il 47% pronto a riconoscere anche le ripercussioni positive sulla produttività.

Da non sottovalutare anche altri fattori, a partire dal 38% che ha riscontrato un aumento nella creatività, e soprattutto dal 34% che evidenzia una diminuzione nei costi dell’hardware. si rivela interessante anche il 32% dei casi dove si è verificato un calo nei costi legati all’assistenza interna.

L’ingresso nell’infrastruttura IT aziendale di strumenti personali richiede un diverso modello di gestione dei costi. Al riguardo è interessante scoprire come stanno cambiando le relative strategie di allocazione. In quasi 6 casi su 10 la spesa resta a carico dell’azienda, ma nel 35% l’utente ha libertà completa di scelta dei dispositivi, mentre nel 24% la scelta viene confinata entro un insieme ristretto di modelli. Nel 6% dei casi invece l’azienda sovvenziona in parte il costo e il dipendente può scegliere il device che vuole, mentre nel restante 29% l’utente paga di tasca sua, ovviamente potendo scegliere il device preferito.

Uno scenario destinato tuttavia a registrare importanti cambiamenti nel giro di un anno e mezzo. In particolare, l’intenzione di integrare in modo più esteso il BYOD in azienda emerge proprio da quest’ultimo dato: i casi di dipendenti che pagano di tasca propria il device scenderanno drasticamente al 18%, evolvendo verso situazioni in cui l’azienda fornisce almeno un contributo parziale.

Resta sempre elevata l’attenzione nei confronti dell’aspetto più delicato, la sicurezza. Nell’insieme infatti l’83% considera necessario dover approntare nuove strategie. Significativo di come l’argomento stia tuttavia entrando nell’ordinaria amministrazione, il 51% sostiene che il BYOD è una normale evoluzione. Un 32% resta tuttora convinto sia invece necessario un drastico cambiamento strategico. Può invece sollevare qualche preoccupazione il 12% disposto ad ammettere di non aver effettuato alcun cambiamento alle politiche di sicurezza.

Per chi ha comunque affrontato da vicino la questione, la strada più gettonata per la sicurezza del singolo device resta la password, utilizzata nell’84% dei casi. Una buona parte prevede l’utilizzo delle VPN (48%), mentre il 45% adotta anche la cifratura. Quasi un terzo, il 32% prevede l’autenticazione su più livelli. Interessante infine osservare come il 27% si affidi a sistemi di autenticazione biometrici.

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